sabato 22 gennaio 2011

Hot Models e Nuove Altezze

Per A.N.C.I. - Associazione Nazionale Calzaturifici Italiani 
dicembre 2010 - gennaio 2011
clicca qui per Report from cities / Tokyo


giovedì 20 gennaio 2011

Colazione giapponese: caffè e coniglio

(da "A" numero 4 /  27 gennaio 2011)

lunedì 17 gennaio 2011

Niente sesso siamo giapponesi

Un terzo degli adolescenti del Sol Levante è semplicemente "disinteressato" al sesso, mentre le coppie sposate sono sempre di più avvolte in un rapporto "sexless". A rivelare le singolari statistiche, che riflettono la tendenza demografica della sempre più attempata società nipponica, è un sondaggio governativo condotto lo scorso settembre e da poco reso pubblico.
I dati del Ministero della Sanità parlano chiaro: tra i maschi di età compresa tra i 16 e i 19 anni il 35,1% si dice "disinteressato" o addirittura "contrario" al sesso (percentuale doppia rispetto ai dati del 2008 e che arriva al 21,5 % anche tra i ragazzi tra i 20 e i 24 anni).
E le coppie sposate? Il 40,8% ha dichiarato di non aver avuto rapporti con il/la consorte nel corso dell'ultimo mese, mentre due anni fa la percentuale arrivava al 36,5 e nel 2004 era ferma al 31,9. Senso di noia, controvoglia dopo una nascita e stanchezza post-lavoro tra le ragioni più citate per spiegare i pochi rapporti intimi con il proprio partner.
Anche se il campione non è certo dei più rappresentativi (869 donne e 671 uomini intervistati - tutti tra i 16 e i 49 anni), il sondaggio conferma una certa tendenza sociale degli uomini giapponesi, gli "erbivori", i metro-sexual versione nipponica, giovani uomini timidi, passivi e riluttanti al rapporto di coppia, interessati più al loro aspetto fisico (capelli e manicure in primis) e relativi accessori di tendenza che a cercarsi la fidanzata.
E intanto il tasso di natalità del Giappone è sempre più basso.

(www.donnesulweb.it - 13 gennaio 2011)

Emergency sbarca in Giappone

"Sono convinta che solo la fantasia e la creatività italiane possano riuscire a svegliare e sorprendere questo mondo". Kayoko Tanaka, giapponese, 43 anni, è la fondatrice e presidente della neonata Emergency Japan. Gino Strada? "Non ci siamo ancora incontrati, ma vorrei organizzare una conferenza sulle attività di Emergency invitandolo a parlare al pubblico giapponese."

Dopo 15 anni in Italia ("il mio primo amore!"- confessa), parla un italiano perfetto e sembra avere le idee molto chiare. Queste due caratteristiche di Tanaka-san, che nel tempo libero cura l'orto e passeggia con il cane, l'hanno portata a fondare Emergency Japan, nata ufficialmente il 21 dicembre del 2010.
Quali legami ha con l'Italia?
Ho studiato italiano all'università, ho fatto il mio primo viaggio all'estero lì e poi ci ho vissuto per 15 anni, dal 1995 al 2010. In Italia ho imparato davvero tante cose: l'importanza della comunicazione, a non avere paura di esprimere le mie opinioni, e soprattutto che è importante godersi la vita. Queste sono le cose che più ho apprezzato dell'Italia. Sembra uno stereotipo: l'Italia "belpaese", la "dolce vita", ma dopo quindici intensi anni trovo che ciò sia vero! Si dice spesso che "si lavora per vivere," e non che "si vive per lavorare", ma se fossi rimasta in Giappone, dubito che mi sarei resa veramente conto del senso di questa frase. Altro legame importante è certamente mio marito.
Perché proprio Emergency?
Prima di conoscere Emergency, ho osservato e seguito tante associazioni umanitarie. Ho fatto donazioni, ho acquistato gadget, finanziato adozioni a distanza ecc. La verità è che non ho mai avuto la totale sicurezza sul come le mie donazioni fossero effettivamente utilizzate. Più le organizzazioni erano grandi e più mi sembravano dispersive. Inoltre, non essendo cristiana, mi trovavo un po' a disagio con le associazioni religiose. Emergency è neutrale anche da questo punto di vista e nel corso del tempo ho capito - attraverso pubblicazioni, interviste e vari articoli - che con loro posso stare tranquilla e che le mie donazioni arrivano dove servono veramente. Sono molto attivi nella promozione della cultura della pace e smascherano l'ipocrisia e la contraddizione che spesso si annidano nella politica e nella diplomazia. Penso che Emergency sia un "sistema di bene" diretto, trasparente e sempre coerente con il tema della pace.
L'opera di sensibilizzazione in Giappone da dove partirà?
Vorrei far vedere ai giapponesi un'altra faccia dell'Italia. Non solo pizza, gondole e grandi marche ma anche l'Italia della solidarietà senza confini, un'Italia che secondo me è pienamente rappresentata da Emergency. L'Italia è uno dei paesi più amati dai giapponesi: tanti di noi hanno l'visitata per turismo oppure per studiare lingua, musica, arte, moda o cucina. Dopo l'ultima guerra mondiale, i giapponesi hanno deciso di abbandonare totalmente l'idea della guerra e in questi ultimi sessantacinque anni non abbiamo avuto conflitti. Ormai diamo la pace per scontata e la guerra ci sembra qualcosa di molto lontano, un dolore e una sconfitta che non ci riguardano più. Vorrei invece che i giapponesi si svegliassero un po' per tornare a osservare la realtà del mondo: purtroppo in tanti Paesi della Terra la pace è un'idea per niente scontata.
Inizialmente organizzeremo mostre fotografiche e faremo vedere i film sulle attività di Emergency. Faremo anche conferenze sul tema della pace, forse proprio a Hiroshima o Nagasaki, città simbolo ancora in grado di sensibilizzare i più distratti.
Si dice e si legge spesso che in Giappone le donne non sono trattate come meriterebbero sui posti di lavoro: poche manager, ruoli subalterni, ecc. E' una delle motivazioni per cui ha lasciato il Giappone?

Secondo me i tempi sono cambiati e io personalmente non ho mai avuto la sensazione di essere trattata ingiustamente solo perché donna. Mi preoccupa di più la generazione dei giovani, maschi e femmine, che sembrano vivere in un'altra dimensione. Hanno tutto a disposizione e non sanno più che cosa desiderare. Senza contare i moltissimi suicidi e un aumento preoccupante dei maltrattamenti di bambini piccoli da parte di genitori giovani e irresponsabili.
Cosa cambierebbe dell'Italia e degli italiani?
Come potrei pensare di cambiare la mia amatissima Italia e il popolo italiano? Mi piacciono così come sono. Ho però l'impressione che ultimamente gli italiani si siano un po' rassegnati o che abbiano perso la loro grinta naturale, quella energia che era tipica degli italiani, la forza per ottenere il meglio dalla vita. Spero di svegliarmi una mattina e trovare sulla prima pagina di un quotidiano giapponese qualche notizia fantastica dall'Italia: una scoperta scientifica, una nuova mirabolante invenzione, un nuovo incredibile talento artistico, un film straordinario... Sono convinta che solo la fantasia e la creatività italiane possano riuscire a svegliare e sorprendere questo mondo.

Emergency Japan / www.emergency-japan.org

(www.donnesulweb.it - 17 gennaio 2010)

martedì 4 gennaio 2011