martedì 24 febbraio 2009

Sabbia Ovunque

Si fa presto a dire “l’isola di sabbia più grande del mondo”. Ma solo quando sbarchi, a Fraser Island, ti rendi conto che non capita tutti i giorni di avere sotto i piedi 123 chilometri per 22 di larghezza (nel punto più ampio) di sabbia. Se mai avrete occasione, ecco le 5 cose imperdibili da fare: un tour su un pulmino 4x4 di 40 posti rialzato da terra di un metro e mezzo (il mio era guidato dal ranger Chris); un bagno nelle acque del lago McKenkie, con l’acqua più cristallina (e la sabbia più fine) che abbia mai visto; una foto ai dingo, i cosiddetti “cani australiani”, una via di mezzo tra lupi e volpi ma meno cattivi e meno furbi (attenzione comunque a lasciare lo zaino incustodito con i vostri panini); una passeggiata nella foresta pluviale, possibilmente lungo uno dei torrenti dell’isola; una visita al relitto della nave Maheno, andata alla deriva nel 1935, completamente arrugginita ma ancora affascinante. Non credo proprio sia un caso che nella lingua degli aborigeni l’isola si chiami, semplicemente, “Paradiso”.

OUTBACK

L’Outback è quella parte centrale dell’Australia dove non ci sono che fattorie sparse qua e là (con vecchi forni a micro-onde come cassette delle lettere), miniere di carbone ancora attive e una miriade di meravigliosi paesaggi che si aprono a ogni chilometro che macini. L’unico modo per viverlo è affittare una macchina, meglio se 4x4, e cominciare a guidare senza sosta lungo le statali a corsie uniche. Ce ne sono solo quattro che tagliano l’Outback del Queensland da est a ovest: io ho percorso quella centrale, la Capricorn Highway, chiamata così perché segue il Tropico del Capricorno. Luoghi fuori dal tempo, con cittadine abitate da una manciata di persone, insegne dei negozi dipinte ancora a mano e stanze di motel che non hanno chiavi. Un paio di avvertimenti, oltre al fatto che c’è un benzinaio ogni 150 chilometri e molte strade sono sterrate: fate attenzione a canguri, struzzi o mucche che potrebbero tagliarvi la strada e ai “Road Train”, tir che possono arrivare ai 50 metri di lunghezza. Per il resto, il senso di libertà è assicurato.

domenica 8 febbraio 2009

Spiaggiati e felici

Brisbane è una città senza troppe pretese, dove non è difficile imbattersi in qualche pappagallo subtropicale appollaiato su un albero o frotte di coreani spaesati. Ideale per viverci (così mi ha detto un brisbanese doc originario dell’Olanda), certo non brillante dal punto di vista turistico. La parte migliore dove trascorrere la giornata è senz’altro South Bank, lungo il Brisbane River (viva la fantasia): centri culturali, musei, un conservatorio, un teatro d’opera, caffè, ristoranti, bar, immancabile ruota panoramica, cinema, università, perfino un mercatino all’aperto e (perché no?) una pagoda nepalese e la Suncorp Piazza (testuale). Il tutto aggrovigliato in pochi chilometri quadrati a pochi passi dal fiume. Camminavo entusiasta in una galleria di fiori viola con la mia macchina fotografica, e cosa mi trovo davanti? La Streets Beach. Proprio una spiaggia, con tanto di sabbia, bagnini, gabbiani e bambini sguazzanti nonostante la giornata grigia e qualche goccia di pioggia. Sotto i pantaloncini avevo il costume, ma non ce l’ho proprio fatta: io non sono un brisbanese doc.
(da Brisbane, Paolo Soldano - pubblicato su "A" numero 6/'09)