La notizia non poteva che provenire dal Giappone, terra sempre fertile di curiosità: un uomo, al secolo Taichi Takashita, ha lanciato dal sito “shomei” (“firmare”) una petizione online per legalizzare il matrimonio tra umani e personaggi dei fumetti. La sua idea? Raccogliere un milione di firme da consegnare al governo giapponese, in modo che il convolare a nozze con personaggi dei manga possa diventare realtà. “Non sono più interessato alla tridimensionalità” – ha scritto sul sito – “Vorrei diventare cittadino del mondo bidimensionale”. Ho passato una buona mezz’ora a leggere su internet i commenti dei tantissimi firmatari che hanno aderito all’iniziativa. Si passa dagli aspetti giuridici (“Se più persone si sposano con lo stesso personaggio, diventano una famiglia?”) a quelli tecnici (“Possono le ragazze sposarsi con personaggi femminili o i ragazzi sposarsi con quelli maschili?”). Ma quando ho letto la frase “Penso sia importante permettere alle persone di agire normalmente nel mondo dei manga”, ho pensato che forse era meglio spegnere e tornare alla realtà.
(da Tokyo, 5 novembre, pubblicato su "A" numero 47)
sabato 22 novembre 2008
venerdì 14 novembre 2008
HO VISTO COSE CHE VOI UMANI...
Qualche amico dall’Italia comincia a chiedermi: “Ma non ti sei ancora stancato del Giappone?”. Beh, in un Paese in cui esiste l’annuale festival dell’urlo, durante il quale decine di persone possono sfogarsi gridando frasi come “Voglio mangiare riso sano!”; in cui è stato bandito il tradizionale “lancio dei cuscini” da parte del pubblico durante i tornei di sumo; in cui, nei quartieri popolari, ogni giorno alle 5 del pomeriggio suona una campana che segnala ai bambini di tornare a casa; in un Paese in cui, in molti “combini” (i convenience store, piccoli supermercati sparsi ovunque per la città) si trova il servizio di tintoria: inserisci il gettone nell’apposita macchinetta, lasci i tuoi abiti, la tintoria li prende, li lava e li riconsegna il giorno dopo; in un Paese in cui è stato battuto il record dello spiedino di pollo più lungo del mondo (21 metri) ed è stato calcolato che, in caso di un terremoto di 7,3 di magnitudo, a Tokyo ci sarebbero 810.000 persone alla disperata ricerca di un bagno; in un Paese così, come faccio a stancarmi?
(da Tokyo, 29 ottobre, pubblicato su "A" numero 46)
(da Tokyo, 29 ottobre, pubblicato su "A" numero 46)
venerdì 7 novembre 2008
MI ARRENDO AL KARAOKE
Qualcuno di voi si sarà forse chiesto perché, dopo quasi un anno e mezzo nella terra del Sol Levante, non ho mai parlato di uno dei pilastri della società giapponese, uno dei momenti imprescindibili della vita nipponica, un simbolo culturale e sociale senza il quale il già alto numero di suicidi probabilmente raddoppierebbe: sto parlando del karaoke, ovviamente. La verità, senza mezzi termini, è che l’ho sempre odiato: perché passare una serata in uno sgabuzzino di 9 metri quadri (perché questo sono i karaoke giapponesi) per sentir vociare conoscenti vari? Ad ogni modo, ho accettato l’invito di un amico. Quando mi ha rivelato che, oltre a un collega di lavoro, ci sarebbero stati niente poco di meno che suo padre, sua madre e sua nonna 85enne e per di piu’ sorda (che per inciso ha cantato vecchie hits giapponesi fino alle 2 del mattino scolandosi un paio di cocktail), non ho resistito. Una serata trionfale. Soprattutto quando, sulle note di Modugno e Mina, ho potuto esprimere tutto il mio estro canterino.
(da Tokyo, 23 ottobre, pubblicato su "A" numero 45)
(da Tokyo, 23 ottobre, pubblicato su "A" numero 45)
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