Il Primo Ministro giapponese Taro Aso ha sciolto la Camera Bassa lo scorso 21 luglio, fissando le elezioni al 30 agosto. Fervono già le attività tra i due maggiori partiti giapponesi (il Liberal Democratic Party, attualmente al governo, e il Democratic Party of Japan, all’opposizione) nonostante la campagna elettorale cominci ufficialmente il 18 agosto. Mentre il governo ha annunciato che sarà vietato l’uso di Twitter per fare propaganda elettorale, tra accuse reciproche, dichiarazioni forti e incertezza politica, il Partito Democratico ha la storica chance di prendere le redini della seconda economia mondiale per la prima volta, dopo 55 anni di potere liberale (quasi) ininterrotto.
Campagna elettorale in salita per l’LDP, partito “storico” di maggioranza
Secondo l’ultimo sondaggio condotto dal Nikkei, il quotidiano economico finanziario più importante del Giappone, tra il Partito Democratico guidato da Yukio Hatoyama - da poco succeduto a Ichiro Ozawa - e quello Liberale (con Aso in testa) ci sarebbe una differenza di 10 punti percentuali a favore del primo, che si assesterebbe al 40% (tre punti percentuali in più rispetto alle precedenti rilevazioni). Percentuale che scende invece al 30% per l’LDP. Dal sondaggio è anche emerso che il 60% di coloro che non appoggiano l’attuale capo di governo puntano il dito principalmente sulla sua mancanza di leadership. Non stupiscono dunque le parole di quello che, di fatto, è stato uno dei Primi Ministri più impopolari della storia democratica del paese: “Ci possono essere stati alcuni giapponesi non molto a loro agio riguardo la mia leadership e vorrei cogliere questa occasione per scusarmi” - ha dichiarato Aso nel corso di una conferenza stampa il giorno dopo aver indetto le elezioni. Nel fare autocritica, l’uscente Primo Ministro si è spinto anche a una considerazione interna al partito: “Nell’LDP la solidarietà è venuta meno e ciò è stata probabilmente una conseguenza della mia debole leadership”. Da quando è diventato capo del governo a settembre dell’anno scorso, Taro Aso ha fatto una serie di gaffe (dai commenti sulla religione cristiana a quelli sugli anziani, senza contare l’imbarazzo provocato dal fatto di non saper scrivere alcuni caratteri kanji) che lo hanno portato all’impopolarità. Cosa per altro ricordata da lui stesso nel corso della sopra citata conferenza stampa: “Ci possono essere stati alcuni commenti da parte mia non appropriati che possono aver portato a una diminuzione del consenso popolare”.Ci si potrebbe chiedere le ragioni che hanno portato il Partito Liberal Democratico, dopo la schiacciante vittoria ottenuta nel settembre del 2005, a perdere consenso in maniera così netta in soli quattro anni.Una delle motivazioni è da ricercare nel disatteso spirito riformista dell’allora Primo Ministro Junichiro Koizumi, tradito all’interno del suo stesso partito proprio sulla riforma cardine, quella delle poste statali. Da allora, la politica dell’LDP ha perso consistenza e credibilità e l’affetto degli elettori è venuto meno. Shinzo Abe prima, Yasuo Fukuda poi e Taro Aso da ultimo, succeduti alla guida del governo come primi ministri, non sono stati scelti direttamente dagli elettori, ma sono arrivati al potere tramite rimpasti di governo.Questa nuova tornata elettorale potrebbe dunque rappresentare una straordinaria opportunità per il Partito Democratico, anche se i dubbi non mancano. Un’amministrazione con a capo il DPJ sarà in grado di riformare la burocrazia e gestire le politiche del governo? Di quanto potrà ridurre lo spreco di denaro pubblico? Sarà capace di riformare il sistema fiscale? Come potrà assicurare le risorse finanziare necessarie alle sue misure politiche nonostante abbia dichiarato di non avere intenzione di alzare la tassa sui consumi (attualmente al 5%) nei prossimi quattro anni? Come potrà gestire la difesa nazionale dal momento che ci sono profonde divergenze tra i suoi stessi membri? Sono queste alcune delle domande che si leggono tra gli articoli di fondo dei principali giornali giapponesi e che riflettono le incertezze degli stessi elettori.
Economia e difesa nazionale punti caldi
“Queste elezioni determineranno se il Giappone è in grado di uscire dalla crisi economica e rinforzare le sue fondamenta per un’ulteriore crescita”, ha dichiarato Fujio Mitarai, a capo della Japan Business Federation (Nippon Keidanren) nonché presidente della Canon, che ha anche esortato tutti i partiti a delineare specifiche e realistiche linee politiche che possano “creare una società e un’economia dinamiche”. Uno dei punti intorno ai quali ruoterà la campagna elettorale sarà inevitabilmente l’economia.Il piano finanziario straordinario anti-crisi del governo per l’anno fiscale 2009, che ha raggiunto il valore record di 13.900 miliardi di yen (pari a circa 104 miliardi di euro), fortemente criticato non solo dall’opposizione, senza dubbio peserà sulla futura crescita del Sistema Giappone. Molti gli economisti che hanno avanzato dubbi sulla necessità e sull’efficacia di certe misure varate nel piano di stimolo economico. “Gli effetti della spinta economica data dal piano finanziario sono vicino allo zero” – ha dichiarato Masaru Takagi, professore d’economia all’Università Meiji di Tokyo. “I contenuti del programma sono in realtà una serie di spese inutili”. Il provvedimento più criticato è quello che prevede l’erogazione di 11,7 miliardi di yen che il Ministero dell’Educazione avrà a disposizione per costruire un centro di pop-art a Tokyo, nello sforzo di promuovere manga, anime e grafica digitale: 10.000 metri quadrati, 5 piani di edificio, per creare una sorta di museo del fumetto. Nel suo programma elettorale, l’LDP intende alzare la tassa sui consumi dopo la ripresa economica (auspicata dallo stesso governo per il 2011), e usare i profitti da ciò derivati per costituire un fondo per coprire il costo sempre più alto dei programmi di sicurezza sociale. Nel frattempo, la controparte democratica ha promesso di togliere i pedaggi autostradali e introdurre un sussidio sanitario mensile di 26.000 yen (circa 190 euro) a bambino. Il programma del DPJ include inoltre la creazione di un sistema di indennità salariale per gli agricoltori, per una spesa complessiva di 16.800 miliardi di yen. Qualunque partito vinca le elezioni, con un debito pubblico che ha abbondantemente superato il 180% del prodotto interno lordo, preoccupano ulteriori iniziative di spesa pubblica.Per la politica estera, diplomazia e difesa nazionale saranno altri due punti chiave della compagna elettorale. L’alleanza con gli Stati Uniti, indiscussa a tutti i livelli, assumerebbe (forse) delle sfumature diverse a seconda della coalizione a capo del prossimo governo. In vista del cinquantesimo anniversario della seconda edizione del patto di sicurezza tra Giappone e Stati Uniti, il prossimo anno, l’LDP vorrebbe rafforzare l’alleanza con Washington, mentre il Partito Democratico spinge a una maggiore autonomia (per esempio tramite una maggiore presenza del Giappone alle missioni di peace-keeping) e a un minor “servilismo” nei confronti della superpotenza americana.
Alcuni deputati dell’attuale maggioranza hanno già cominciato a prendere posizioni forti, sostenendo che gli elettori non dovrebbero abbandonare il partito che ha governato la nazione per gran parte del secondo dopoguerra. Stando alle previsioni di molti analisti, le elezioni potrebbero essere infatti disastrose per il Partito Liberal Democratico, che ha governato il Giappone, escluso un breve periodo di meno di un anno all’inizio degli anni ’90, ininterrottamente dal 1955. Usando toni che verranno probabilmente ripetuti spesso da qui al 30 agosto, alcuni deputati hanno dichiarato che il Partito Democratico del Giappone, semplicemente, non ha esperienza e non ci si potrebbe fidare nel caso prendesse in mano le redini della seconda economia mondiale. “Volete il conservatorismo? O volete un nuovo socialismo per il Giappone?” - ha chiesto provocatoriamente agli elettori Yukari Sato, deputata dell’LDP. Sul fronte opposto, Yukio Hatoyama, leader del DPJ, ha assicurato che queste elezioni segneranno la svolta nella politica del paese del Sol Levante e che il suo partito vede la vittoria come una “missione storica”.Se da una parte l’LDP sente la necessità di rinserrare le linee e ritrovare al suo interno l’unità perduta, cercando di affrontare a testa alta le imminenti elezioni (le prime a essere tenute nel mese di agosto dopo la fine del secondo conflitto mondiale), il DPJ ha tempo qualche settimana per aumentare (in qualche caso addirittura costruire) la propria credibilità, e presentarsi agli elettori come una reale e forte alternativa di governo.
Nota: Al momento del suo scioglimento, la Camera Bassa era così composta: 303 membri dell’LDP, 112 del DPJ, 31 del Partito New Komeito (alleato politico dell’LDP), 9 del Partito Comunista giapponese, 7 del Partito Social Democratico, 5 del Nuovo Partito del Popolo, 1 del Nuovo Partito Daichi e 1 del Partito della Rinascita del Giappone. Nove membri indipendenti, 2 posti vacanti.
Nota: Al momento del suo scioglimento, la Camera Bassa era così composta: 303 membri dell’LDP, 112 del DPJ, 31 del Partito New Komeito (alleato politico dell’LDP), 9 del Partito Comunista giapponese, 7 del Partito Social Democratico, 5 del Nuovo Partito del Popolo, 1 del Nuovo Partito Daichi e 1 del Partito della Rinascita del Giappone. Nove membri indipendenti, 2 posti vacanti.