Qualcuno di voi si sarà forse chiesto perché, dopo quasi un anno e mezzo nella terra del Sol Levante, non ho mai parlato di uno dei pilastri della società giapponese, uno dei momenti imprescindibili della vita nipponica, un simbolo culturale e sociale senza il quale il già alto numero di suicidi probabilmente raddoppierebbe: sto parlando del karaoke, ovviamente. La verità, senza mezzi termini, è che l’ho sempre odiato: perché passare una serata in uno sgabuzzino di 9 metri quadri (perché questo sono i karaoke giapponesi) per sentir vociare conoscenti vari? Ad ogni modo, ho accettato l’invito di un amico. Quando mi ha rivelato che, oltre a un collega di lavoro, ci sarebbero stati niente poco di meno che suo padre, sua madre e sua nonna 85enne e per di piu’ sorda (che per inciso ha cantato vecchie hits giapponesi fino alle 2 del mattino scolandosi un paio di cocktail), non ho resistito. Una serata trionfale. Soprattutto quando, sulle note di Modugno e Mina, ho potuto esprimere tutto il mio estro canterino.
(da Tokyo, 23 ottobre, pubblicato su "A" numero 45)
venerdì 7 novembre 2008
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1 commento:
Io sono il re del karaoke...urge un contest
Gabriele
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