Se un paio d’anni fa qualcuno mi avesse detto che nel frigorifero di casa avrei tenuto, vicino al parmigiano e alle uova, delle alghe essiccate, l’avrei preso per matto. Ma non c’è niente da fare: la mia dieta, da quando sono in Giappone, è cambiata, e da qualche tempo mi sono addirittura lanciato nella cucina giapponese. Il proposito è semplice: copiare ciò che mangio a ristorante, aiutato da qualche ricetta trovata su internet e dai consigli di qualche amico. La cosa più difficile è scegliere gli ingredienti giusti, tra la miriade di prodotti incomprensibili stipati nei supermercati. Al momento l’unica cosa che sono riuscito a fare senza problemi sono i soba freddi (degli spaghetti sottili grigi dall’aspetto poco invitante ma davvero gustosi). La verità? Quando mi trovo davanti all’unico fornello elettrico di cui la mia cucina è dotata, il più delle volte opto per una carbonara o un piatto di pasta al pesto. La cartilagine o il fegato di pollo, così come il cervello di pesce crudo, è meglio provarli a ristorante.
(da Tokyo, Paolo Soldano - pubblicato su "A" numero 50)
venerdì 12 dicembre 2008
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