mercoledì 2 luglio 2008

CAKE MANIA

da Osaka, Paolo Soldano
(pubblicato su ZoeMagazine, Inverno 2008)



Torte torte torte: tutti pazzi per le torte.
Pasticcerie che sembrano gioiellerie, locali con file all’ingresso, grandi magazzini traboccanti di dolciumi: in Giappone, soprattutto nelle grandi città come Osaka e Tokyo, sembra che la moda dei dolci all’occidentale stia crescendo sempre di più.
II concetto che esprime la cucina giapponese è l'estetica del cibo che mira alla perfezione unita alla massima semplicità. La preparazione degli alimenti tiene presente due regole, cotture brevi e grassi assenti, applicate per conservare intatto il sapore e assicurare la digeribilità.
Sembra però che le cose siano un po’ cambiate, negli ultimi anni, da quando cioè i dolci all’occidentale, opulenti e abbondanti, grondano dagli scaffali di pasticcerie, supermercati e caffé.
Entrando nel piano sotterraneo di un grande magazzino giapponese si è subito investiti dal vociare dei clienti unito ai continui richiami dei commessi, che ogni secondo gridano “Prego!” o “Benvenuto!”. E tutto si trasforma in un enorme, elegantissimo mercato, dove gli odori si mischiano e la mente si confonde tra le centinaia di prodotti offerti. Tutto abbaglia,
colpisce, inebria, avvolge. Tutto incuriosisce, attira, affascina e suscita stupore.
Nulla è lasciato al caso, ogni più piccolo dettaglio è curato, dalla perfetta disposizione con la quale vengono presentati i dolci alle impeccabili divise dei commessi, sorridenti e gentili da contratto.
Ogni torta è fatta rigorosamente a mano, sotto gli occhi dei clienti, sia nei locali che nelle pasticcerie. La frutta, bene prezioso in Giappone, è scelta minuziosamente e disposta con una attenzione sopraffina.
Il cibo, per essere considerato buono, deve infatti essere anche bello da vedere. La cultura dell’estetica non ammette defezioni: per piacere al palato un piatto, che sia di pesce o di ca
rne, di riso o di tagliolini, deve anche piacere all’occhio. Questo vale ancora di più per i dolci.
Tra l’altro la "struttura" di un normale pasto non è basata su una serie di pietanze distinguibili (antipasti, primi, secondi ecc.). S
tesso discorso vale per la divisione dei pasti nell'arco della giornata, nonché per gli orari "tipo" da dedicare a colazioni, pranzi e cene.
Si mangia qualsiasi cosa a qualsiasi ora del giorno e della notte, non c’è alcuna distinzione, complice il fatto che molti ristoranti sparsi ovunque sono aperti 24 ore su 24.
La contaminazione diventa dunque una scelta obbligata, il “fusion” una questione di sopravvivenza commerciale: la concorrenza è spietata, i clienti esigenti, le aspettative sempre più alte.
Esiste per esempio una variante della New York Cheese Cake, venduta in una famosa pasticceria di Osaka, dove l’esclusività del prodotto è data dal fatto che si può reperire solo tra l’una e le cinque del pomeriggio, e che il formaggio utilizzato, tra gli altri, è l’italianissimo Parmigiano Reggiano.
I menù variano il più possibile: ci sono dolci “del giorno”, “di stagione”, “tradizionali”, oltre alle “novità del mese”.


Siamo passati attraverso Halloween, dove non sono mancati i dolci di zucca o a forma di zucca, con l’arancione come colore predominante. E adesso si attende il meraviglio evento super commerciale del Natale, che in Giappone non è altro che uno dei tanti modi per spendere soldi.
Essendo un paese a maggioranza buddista e shintoista, il Natale non è infatti sentito come festa religiosa, ma unicamente “di moda”. Per gran parte dei giapponesi è più importante la Vigilia piuttosto che il 25, quando tutti vanno a lavorare come sempre. E c’è perfino qualcuno convinto che Natale sia il 24.
Tutte le pasticcerie o i grandi magazzini preparano un gran numero di torte e sperano di venderle almeno entro il giorno dopo, in quanto dal 26 dicembre incominciano i preparativi per le feste del ben più sentito, e tradizionale, Capodanno. C’è anche un detto, non molto carino, che paragona l‘età di una donna al Natale, alludendo al fatto che fino a 25 anni è in età da matrimonio, ma dopo quest’età ha bisogno di “grandi sconti” per trovare marito. E non manca il soprannome: le ragazze di questo tipo sono dette “torte natalizie invendute”. Per molte single giapponesi la notte della Vigilia diventa quindi di fondamentale importanza: bisogna scegliere il posto giusto e soprattutto l’uomo giusto con cui andare fuori a cena. La serata deve essere elegante e speciale, oltre che romantica, e molto fa il regalo ricevuto.
Se lo scorso anno la stravagante novità commerciale è stata la torta natalizia dal sorprendente nome di “Diamanti: miracolo della natura”, con 100 piccoli diamanti provenienti dal Sud Africa che impreziosivano il dolce al cioccolato, in vendita in unico esemplare alla “modica” cifra di 100 milioni di yen (circa 600.000 euro), quest’anno cosa ci riserverà
l’inesauribile estro nipponico? Sicuramente qualcosa di ancor più sorprendente.
Ma come fanno le giapponesi a conciliare la loro linea perfetta, frutto di una dieta controllata e rigorosa, con le ipercaloriche porzioni dei dolci?
Semplice. Tutto sta nelle quantità e nell’eleganza.

Quantità, innanzitutto: le torte di qui in molti casi farebbero ridere a un qualsiasi goloso italiano. Spesso sembrano più degli assaggi che delle porzioni.
Eleganza: non c’è praticamente differenza, nei posti più chic, tra andare a fare spese e fare la spesa. Shopping e cibo sembrano la stessa cosa.
La maniacale ossessione nipponica per il packaging ha ovviamente colpito anche le pasticcerie e i caffé: torte e dolcetti sono doppiamente valorizzati dalla confezione che racchiude il tutto. Il sacchetto? In cartone duro, logo della pasticceria in rilievo, manici in corda. Esattamente come

per l’acquisto di una borsa di Gucci.
E non sono solo le donne ad andare matte per queste cose.
Dal momento che, sembrerebbe, molti uomini di mezza età (i famosi “salary men” giapponesi) non amano essere visti mangiare torte e dolciumi vari in pubblico, un fast food aperto due anni fa a Tokyo si è inventato uno strano modo per vendere i propri dolci: farli sembrare hamburger e patatine. I golosoni un po’ timidi possono ora nascondersi dietro la virilità di un panino traboccante salsa o di untuose patatine per assaporare in realtà sapori ben diversi. Ogni prodotto venduto è un dolce, nonostante sembri qualcos’altro: il “pane” è in realtà pan di Spagna, il “ripieno” è di crema a diversi gusti, i “sottaceti” sono pezzi di kiwi.
E pensare che, almeno in teoria, in Giappone non esiste il concetto di dessert come in Occidente.

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