mercoledì 2 luglio 2008

NOZZE IN GIAPPONE

Bisogna essere proprio convinti di sposarsi, in Giappone, soprattutto se uno dei due è straniero. Un’amica italiana ha deciso di convolare a nozze con un baldo giovanotto nipponico. Al di là del romanticismo e di tutta la poesia che ci può essere in un avvenimento del genere, per ottenere il cosiddetto visto matrimoniale ha dovuto compilare un mucchio di scartoffie che vanno ben al di là della classica procedura burocratica. Dal momento che lo sposo diventa il garante della futura moglie, oltre a documenti come stato di famiglia, certificato di nascita ecc., è necessario non solo scrivere una breve ma precisa storia della relazione (quando e dove si sono conosciuti i futuri sposi, i viaggi fatti, le esperienze avute insieme) ma anche allegare delle foto scattate in passato che ritraggano la coppia felice. E non è finita. Il questionario impone anche di rispondere nella maniera più dettagliata possibile a domande del tipo: “In che lingua parlate quando state insieme?”, “La sposa quanto sa parlare giapponese e dove l‘ha studiato?”, “Quante volte è venuta in Giappone e perché?”. Insomma, un vero e proprio terzo grado. Ma la domanda più assurda rimane: “Quando non vi capite, come fate?”. Credo che tante coppie sposate da anni non siano ancora in grado di rispondere.
(Osaka, 17 febbraio 2008)