mercoledì 2 luglio 2008

G-DAY

Qualcuno l’ha ribattezzato “G-Day” (da Gaijin - “straniero” - in giapponese) o “Foreigner- Day”, all’inglese. Sta di fatto che dal 20 novembre le regole per l’ingresso in Giappone sono cambiate: tutti quelli che vorranno mettere piede in terra nipponica dovranno sottoporsi ai cosiddetti controlli biometrici. Nello specifico, sarà scattata una bella foto e verranno prese le impronte digitali. Dopo gli Stati Uniti, il primo Paese ad adottare questo sistema post 11 settembre, il Giappone sembra avere tutto d’un tratto paura di attacchi terroristici dall’esterno, nonostante non si siano mai verificati in tutta la sua storia. Ufficialmente la nuova legge sull’immigrazione è stata fatta proprio per prevenire il terrorismo. La verità è che gli stranieri, soprattutto quelli che intendono fermarsi in Giappone a lavorare, o a studiare, per diverso tempo, non sono molto ben visti dai giapponesi doc (fortunatamente sempre meno). Lo scetticismo regna sovrano: lo straniero porta criminalità, confusione, squilibrio. Prendiamo Osaka, ad esempio: se hai una macchina fotografica e l’aria spaesata, gran parte delle persone si ferma, ti aiuta, è gentile. Ma se hai una bicicletta o il passo deciso di chi sa esattamente dov’è e dove sta andando, il discorso cambia: l’indifferenza e il distacco regnano sovrani, esattamente come tra i giapponesi. Che sia questa l’integrazione?
(Osaka, 2 dicembre 2007)