mercoledì 2 luglio 2008

Giappone, in vigore nuova legge sull'immigrazione. Tutti i turisti schedati

da Osaka, Paolo Soldano
(pubblicato su www.ilsole24ore.com il 20 novembre 2007 )

Molti l'hanno già ribattezzato il "G- Day" (il giorno del "Gaijin" o "Gaikokujin" - "straniero", in giapponese) o "F - Day" (da "Foreigner", in inglese). Poco cambia: dal 20 novembre è entrata in vigore la nuova legge sull‘immigrazione, che ricalca quella adottata dagli Stati Uniti dopo l'11 settembre. Qualsiasi non giapponese che passerà i controlli di frontiera nei 27 aeroporti o 127 porti del Giappone, sarà "schedato": a tutti, ad eccezione dei diplomatici, dei minori di 16 anni, dei militari americani in servizio nel paese, dei coreani e cinesi residenti da lungo tempo in Giappone e degli "invitati" dal governo giapponese, saranno prese le impronte digitali e verrà scattata una fotografia.

Si tratta del secondo Paese, dopo gli Stati Uniti nel 2003, a utilizzare un sistema di raccolta dei dati biometrici, battezzato Japan-VISIT, nome ricalcato dal US-VISIT (Visitor and Immigrant Status Information Technology) americano.

Nonostante gli unici attacchi terroristici registrati negli ultimi 40 anni sul suolo giapponese abbiano visto protagonisti dei nativi - a cominciare dal gruppo politico di estrema sinistra Japanese Red Army, attivo negli anni ‘70 e ‘80, per finire con la setta religiosa Aum Shinrikyo, famosa per l'attentato al gas sarin nella metropolitana di Tokyo, nel 1995 - il governo ha adottato il provvedimento per prevenire le attività dei terroristi internazionali sul suolo nipponico.Che il Giappone sia diventato un obiettivo sensibile al terrorismo internazionale, è un dato di fatto, almeno sulla carta. Dopo l'appoggio dato agli Stati Uniti nelle missioni militari in Afghanistan e Iraq, si sente minacciato e ha perciò adottato delle contromisure.

Che però Tokyo sia un obiettivo veramente sensibile, non è poi così scontato. "Il governo giapponese ha una lunga storia nel non volere residenti stranieri a lungo termine" ha dichiarato Sonoko Kawakami, di Amnesty International, "in questo modo vuole solo avere più controllo sugli stranieri e ottenere quante più informazioni possibili sul loro conto".
Non sono poche le voci di dissenso per questa legge che qualcuno, a cominciare proprio da Amnesty International, ha definito "un insulto" e "un abuso" contro i diritti umani, in una società dove qualsiasi cosa è "pericolosa", dove la paura del "diverso" è retaggio antico e l'accettazione di stranieri non è ancora del tutto metabolizzata, anche nelle grandi città. Per molti l'equazione "straniero=terrorista" sembra essere più facile dopo l'entrata in vigore della nuova legge.
Hanno destato oltre modo scalpore le dichiarazioni del ministro della Giustizia Kunio Hatoyama, che ha recentemente sfiorato la gaffe internazionale menzionando, durante una conferenza stampa, il fatto che un "amico di un amico", noto terrorista di al Qaeda coinvolto in un attentato terroristico a Bali, negli ultimi anni sia entrato più volte in Giappone usando passaporti diversi. Il politico giapponese, che voleva denunciare la facilità con la quale molti stranieri entrano in Giappone e in questo modo suffragare le scelte del governo, è riuscito a far rientrare le polemiche dichiarando di non aver mai incontrato personalmente il terrorista, e che "l'aneddoto" gli è stato riferito "da un amico".

Cosa sarebbe successo se uno qualsiasi dei nostri ministri avesse detto cose del genere? Certo la reazione non sarebbe stata come quella del Primo Ministro Yasuo Fukuda, che ha semplicemente dichiarato che Hatoyaka ha parlato "in modo inappropriato, senza tener conto di dove fosse". Oltre alle polemiche "di diritto", legate alla tolleranza dei giapponesi verso gli stranieri, e a quelle politiche, la scelta di schedare i visitatori ne ha suscitate altre.
Fin dall'aprile dell'anno scorso il parlamentare Hosaka Nobuto, del Partito Democratico Sociale giapponese, ha infatti chiesto spiegazioni al governo, attraverso ripetute interrogazioni parlamentari, riguardo all'appalto per il nuovo sistema biometrico. Sembra infatti che la Accenture Japan Ltd, società delle Bermuda legata alla nota società di consulenza (ex Andersen Consulting), prima sia stata richiesta come consulente, e poi abbia vinto l'appalto aggiudicandoselo per la cifra di 100.000 yen (circa 600 euro).
La domanda che si son posti in tanti è: come è possibile? Solo 600 euro per sviluppare (e mantenere) un sistema del genere? Le spiegazioni date a riguardo sono lacunose, e molti parlano di "mistero": prima è stato detto che il prezzo così basso era dovuto alla comprovata esperienza della società per questo genere di sistemi (nonostante la Accenture abbia lavorato solo con gli Stati Uniti); poi è venuto fuori che il prezzo così competitivo era visto in termini di investimento, contando sul fatto che anche tutti gli altri paesi asiatici, e non solo, adotteranno il sistema biometrico.
Indipendentemente dalle polemiche, rimane il fatto che il nuovo provvedimento molto probabilmente minerà l'efficienza giapponese: sarà difficile non causare disagi agli 8 milioni di visitatori, che, la maggior parte via aereo, ogni anno visitano il Giappone.