Di solito do lezioni d’italiano a studentesse di musica o casalinghe annoiate. Il 46enne di professione “studente” con il quale ho passato l’intero pomeriggio di sabato rappresenta un caso semplicemente unico: mi viene a prendere in macchina vestito con giacca in pelle rossa, maglietta della zona a luci rosse di Amsterdam, jeans bianchi con striature rosse, scarpette rosse. Dopo esserci fermati a comprare 4 caffé, due torte e dolcetti vari, mi porta in una specie di scantinato, il paradiso della paccottiglia e del disordine, con scatole sparse ovunque, libri impolverati, vassoi, oggetti vari, scaffali traboccanti e centinaia di dischi. Accende i suoi due computer e la televisione sulla BBC, sfoggia la sua macchina fotografica e sintonizza la radio su una stazione italiana. Non faccio in tempo a rendermene conto e tira fuori una scatola con una quarantina di cassette con le registrazioni di trasmissioni radiofoniche fatte durante i suoi viaggi in Italia. Alzo lo sguardo e su una parete inclinata vedo una gigantesca cartina del mondo con cerchiati i posti dove è stato, e mi spiega che parte sempre da Amsterdam per viaggiare, in macchina, ovunque gli giri: Casablanca, Istanbul, Capo Nord. Adesso studia l’italiano perché vuole andare da Milano a Taormina con la sua ragazza, a gennaio. Si alza continuamente, non segue, si cambia l’orologio tre volte, parla in inglese, francese, giapponese e quando si ricorda italiano. Ho fatto lezione a un maniaco compulsivo.
(Osaka, 17 novembre 2007)