Mi sarei aspettato di trovare di tutto, lungo la spiaggia vicino a Osaka dove sono andato l’altro giorno: una petroliera a trecento metri dalla riva, sabbia artificiale, mare paludoso, piccoli giapponesi intenti a costruire castelli. Ed in effetti tutte queste cose c’erano. Quello che certo non mi aspettavo era di trovare un bar in stile giamaicano con tanto di bandiere al vento, graffiti raffiguranti le meraviglie naturali della Giamaica e musica reggae ad alto volume sparata da casse da 1000 watt. Ma d’altronde sono in Giappone, e stupirsi è quasi diventato un banale rito quotidiano. I due simpatici ragazzotti locali che gestiscono il bar hanno avuto la geniale idea di trasportare una specie di grande e cadente roulotte da circo (presa da dove, non ho abbastanza immaginazione da pensarlo), piazzarla a non più di 20 metri dalla spiaggia e trasformarla in un locale. L’ho sempre detto che, quando vogliono, i giapponesi sono capaci di grandi cose. Anche perché per aumentare la capienza del posto hanno approntato una sorta di doppia impalcatura fatta di tubi e assi di legno, dove ci si può comodamente accomodare a guardare il mare. Oppure, se proprio si vuole, si può ballare, come ha deciso di fare l’amica italiana della mia collega, alla terza bevanda alcolica del pomeriggio, deliziando i presenti ballando in costume e pareo per un’ora filata e ondeggiando a ritmo. Pagherei per sapere a cosa pensava il vecchietto che sedeva di fronte.
(Osaka, settembre 2007)