da Osaka, Paolo Soldano
(pubblicato su http://www.ilsole24ore.com/ il 22 febbraio 2008)
Globalizzazione? Ricerche di mercato internazionali? Previsioni e analisi dei mercati? In Giappone, per capire come andrà l'economia, ci si affida alle acconciature femminili: capelli lunghi economia in crescita, capelli corti fase di recessione.
Sembra incredibile ma è proprio così. Secondo un sondaggio fatto da una delle più grandi aziende giapponesi di cosmetici, che ha intervistato un campione di mille donne per le strade di Tokyo e Osaka, la tendenza è quella di portare i capelli lunghi quando l'economia sta andando bene, e corti quando sta andando male.
La società che ha condotto la curiosa analisi non è nuova a ricerche del genere: negli ultimi vent'anni ha regolarmente intervistato migliaia di donne giapponesi, chiedendo loro delucidazioni riguardo all'acconciatura e mettendo a confronto i dati raccolti con l‘andamento economico.
I risultati di tutti questi anni, soprattutto prima e dopo la "bolla economica", sono sorprendenti e non lasciano adito a dubbi.
Fino ai primissimi anni ‘90, all'apice della "bolla", il 60 % delle donne portava i capelli lunghi, mentre durante la recessione degli anni successivi i tagli corti predominavano. Dal 2002, proprio quando l'economia giapponese è tornata a crescere, i capelli lunghi sono ritornati di moda. Un caso? Sembrerebbe proprio di no, se addirittura il Nikkei, il maggior quotidiano finanziario del Giappone, ha citato la ricerca. Pare proprio che al momento fare delle previsioni ben definite non sia così facile. Il rallentamento della produzione industriale, la netta caduta negli investimenti immobiliari e le non rassicuranti prospettive dei consumi fanno pensare ad una contrazione economica in Giappone nella prima metà di quest'anno. Nonostante l'imprevista crescita registrata tra ottobre e dicembre dell'anno passato, il rallentamento dell'economia U.S.A. sulla scia della debacle dei mutui subprime potrebbe avere un bilancio negativo sulle esportazioni giapponesi.
La produzione industriale, che per la seconda potenza economica mondiale dipende proprio dalla richiesta dall'estero, ha registrato una crescita in dicembre dell'1,4%, poco meno del previsto, ma i produttori si aspettano un ulteriore calo a febbraio. Soprattutto per il primo trimestre, però, le previsioni sono alquanto altalenanti. Le discrepanze maggiori risultano infatti tra il discreto andamento dell'economia giapponese alla fine del 2007 e le considerazioni dei maggiori esperti finanziari, che prevedono una stagnazione.
Il rischio principale è che il rallentamento dell'economia statunitense peggiori più del previsto, e che ciò incida principalmente sulle medie imprese giapponesi e sui suoi lavoratori. Sono comunque in molti a dire che in Giappone probabilmente non ci sarà una vera e propria recessione, ma sembra anche che la crescita registrata negli ultimi anni sia finita.
I problemi potrebbero arrivare non solo dall'andamento dell'economia USA. Secondo le previsione del Fondo Monetario Internazionale nel 2008 la crescita mondiale si assesterà al 4,1% dal 4,4 di gennaio, proprio per l'impatto dei mutui subprime negli Stati Uniti. Più di 100 aziende giapponesi, tra cui la Sony, hanno ultimamente rivisto al ribasso le loro previsioni di crescita: oltre alla possibile recessione americana, uno yen sempre più forte, l'aumento dei prezzi del greggio e lo stagnante mercato interno sono state citate come le cause principali del ridimensionamento.Insomma: recessione, stagnazione, o leggera crescita? Sembra che sia sempre più difficile prevederlo.
D'altronde, per rendersi conto del periodo d'incertezza nel quale i giapponesi sono finiti, gli analisti avrebbero certo fatto prima a considerare la prepotente popolarità dello chignon tra le donne giapponesi.