Sto cominciando a guardare le strade, curve e rettilinei, con una certa sensazione di impotenza. Ogni giorno che passa mi sta salendo la voglia di guidare, di sentire il motore sotto di me, il vento dal finestrino e l’odore della benzina. Poi guardo le scatoline grigie a quattro ruote che girano per le strade di Osaka, guidate da ogni sorta di genere umano, e la voglia cala di colpo. Tranne che per gli stranieri, ai quali non è riconosciuta la loro, prendere la patente in Giappone non sembra essere molto difficile. Dal momento che la maggior parete delle auto qui è con il cambio automatico, hanno avuto la brillante idea di istituirne di due tipi: la “mission” (la chiamano così) per chi vuole cimentarsi con il manuale, e la “normale” per chi desidera guidare macchine con il cambio automatico. I tempi per ottenere la licenza di guida sono, ovviamente, “alla giapponese”. Esistono addirittura agenzie che promuovono veri e propri pacchetti viaggio/tour/patente, in sole due settimane, magari in una delle località più esotiche di Okinawa: veri e propri corsi intensivi di 8/10 ore al giorno dove non si fa altro che guidare. Immersi in un’atmosfera da sogno, si torna a casa rilassati e con l’agognata patente. Se poi si hanno ancora problemi, e per esempio non si è sicuri in autostrada, esistono seguitissimi “seminari” a tema per riacquistare fiducia in se stessi. Odio il cambio automatico e i tour organizzati: non sono ancora pronto per questa società, e chissà mai se lo sarò.
(Osaka, estate 2007)