mercoledì 2 luglio 2008

WRITER SI DIVENTA

da Tokyo, Paolo Soldano
(pubblicato su "Il Messaggero" il primo luglio 2008)
-versione originale-
Immaginate una coppia giapponese appena sposata , in una delle città più belle del mondo: l’immancabile macchina fotografica, l’indispensabile guida turistica, la felicità di essere a Firenze. Tutto il necessario per una meravigliosa vacanza in Italia. Ma come rendere indimenticabile quei momenti? Immaginate adesso un Paese, come il Giappone, che ha l’onestà e la correttezza tra i pilastri della propria società. Beh, ci sono tutti gli ingredienti per la storia del malcapitato allenatore giapponese di una squadra liceale di baseball, che è stato dimesso dalla sua carica di coach e adesso rischia il posto anche come docente, per aver imbrattato una delle colonne del duomo di Firenze, scrivendo con un pennarello acquistato sul posto il proprio nome, e quello della propria signora, contornando il tutto da un cuore. Il caso, avvenuto a gennaio 2006, è scoppiato due giorni fa, quando è stata pubblicata, sul sito non ufficiale dei tifosi della squadra allenata dal trentenne, una fotografia ritraente le gesta di quello che è diventato il più famoso imbrattatore giapponese. Non è ancora chiaro chi abbia messo la foto in rete, né chi lo abbia denunciato. Sta di fatto che la cosa qui in Giappone ha assunto dimensioni quanto meno sprositate: tutti i media hanno parlato dell’ignobile gesto del connazionale, condannandolo fermamente, e il preside del comprensorio liceale e universitario “Tokiwa”, nella provincia di Ibararaki - vicino a Tokyo – dove prestava servizio l’uomo, non solo lo ha licenziato dalla sua carica di allenatore, ma starebbe addirittura valutando di dimetterlo come professore, secondo quanto ha lui stesso dichiarato ieri durante una conferenza stampa. Il preside ha poi contattato l’Ambasciata italiana a Tokyo per scusarsi e cercare di “rinsaldare” i rapporti tra due Paesi. Nonostante uno dei più importanti quotidiani giapponesi, l’Asahi Shinbun, non sia riuscito a intervistare l’accusato, sono comunque trapelate alcune sue dichiarazioni: “Vicino al Duomo c’era un venditore ambulante che vendeva pennarelli” –ha detto l’ormai ex-allenatore – “è stato lui a dirmi che io e mia moglie saremmo stati felici scrivendo qualcosa”. Non si sa se ciò sia vero, e quanto ci si possa affidare all’ingenuità giapponese. Quello che è certo è che l’innamorato mai avrebbe pensato che un gesto così futile avrebbe portato a conseguenze del genere. “Non ho considerato tanto quello che stavo facendo”- ha infine ammesso. Questo è il terzo caso in pochi giorni di turisti giapponesi denunciati tramite internet dalle implacabili accuse dei connazionali per aver imbrattato il duomo fiorentino. Prima la ragazzina del “Gifu City Women College”, che lo scorso febbraio, durante una gita scolastica, ha pensato bene di immortalare il suo soprannome e quello di 5 sue compagne su uno dei muri dell’osservatorio della Cupola del Brunnelleschi (Mana♥ Chii ♥ Yui ♥Ayana ♥Mika e Miki, questa l’opera d’arte della studentessa, che però non ha avuto l’accortezza di tralasciare il nome abbreviato della propria scuola). Poi l’ammissione di colpevolezza da parte di tre giovani della Kyoto Sangyo University. Infine il caso, più eclatante, del giovane ex- allenatore. In questo turbinio di accuse e clima di caccia alle streghe, si è levata solo la vocina di un media, il Sankei, che per puro spirito di cronaca ha tenuto a precisare che solo circa il 10% delle scritte vandaliche sul duomo fiorentino sono in giapponese. La maggior parte? In italiano, spagnolo e inglese.

1 commento:

Claud ha detto...

Siamo o non siamo il paese in cui i condannati per quasi tutti i reatucci "sociali" remano al mare... mentre in Svezia un ministro (?) si dimette perché si scopre che aveva la colf in nero... e in Giappone infuoca la polemica qui descritta (per carità, beati loro che ancora si indignano...)!