La prima volta che ho comprato un abbonamento mensile per la metropolitana di Osaka pensavo ci fosse stato un errore: impossibile che il prezzo fosse di 62 euro, per giunta senza la possibilità di viaggiare sull’intera rete, ma per fare solo 7 fermate. Ahimé, non c’era nessuno sbaglio. Certo, il servizio è impeccabile, e le differenze tra la metropolitana giapponese e quella di Milano sono evidenti: per esempio gli scioperi non esistono e nel remoto caso in cui un treno ritardi, i viaggiatori ricevono una “giustificazione” scritta da presentare al lavoro; sulle banchine non c‘è semplicemente un display che segnala l‘attesa, ma uno schermo dove si può visualizzare la posizione del treno in tempo reale; tutti gli impiegati, perfino quelli che ti ringraziano con un inchino ogni volta che timbri il biglietto, indossano meravigliose divise con camicia e guanti bianchi, corredate da un cappellino blu da ferroviere vecchio stile; l’aria condizionata è ovunque, e non ho ancora trovato un bocchettone non funzionante. Nelle ore di punta, poi, quando migliaia di persone tornano a casa nello stesso preciso istante, ti ritrovi schiacciato come una sardina nel vagone, un po’ come in Italia. Quello che cambia è che qui sei aiutato dai pedanti impiegati della linea, che sempre con i loro guantini bianchi, aiutano a comprimerti spingendoti dentro senza complimenti, in modo che le porte si chiudano. Tutto molto divertente. Ma caro.
(Osaka, 29 luglio 2007)